Il Maschile ed il Femminile nel Tango e nella Vita

© Andrea Sardi RIPRODUZIONE RISERVATA

CAFE’ DOMINGUEZ – Voglio aprire questa charla de Tango con l’interpretazione di un grande ballerino, capace di danzare con semplicità e leggerezza, trasmettendo emozioni così intense da far vibrare come una farfalla anche la ballerina più inesperta: Pedro Alberto Tete Rusconi.

Tete dimostra che il tango non ha età, perché l’Amore per la Vita non ha età. Che si balla e si comunica con il cuore. Che le braccia sono per accogliersi, non per guidare.

Infine, e questo è il motivo per cui ho scelto questo video, che quando sei padrone di te stesso puoi anche concederti di scambiare il tuo ruolo con quella della ballerina (guarda quando si alternano nell’abbraccio) pur restando, nella coppia, il riferimento. Di manifestare il tuo Femminile, pur restando un Varón.

Parlo poco del ballo, poiché per me è un momento unico ed inspiegabile. E’ il racconto tra due persone che si apre e si conclude con la tanda, e quel dialogo là deve restare. Così torno come di consueto alle letras che sono per loro natura pensieri condivisi apertamente.

Sino dagli esordi del tango canción, quel filone del tango romantico ed introspettivo che nasce con Pascual Contursi (1916) e che è arrivato sino a noi, il Maschile e il Femminile si incarnano nei due personaggi chiave del dramma che vive nelle letras.

Dei due uno, più spesso la donna visto che la quasi totalità dei poeti sono uomini, rappresenta il sogno perduto; l’altro la conseguente perdita del Sé che in quel sogno si era proiettato. La perdita provoca una tragica frattura tra questi due mondi, poiché nell’unione amorosa si erano ricomposti complementandosi i duali: l’Animus e l’Anima di Jung, lo Yin, la zona d’ombra della collina e lo Yang, il lato soleggiato della collina, del Taoismo.

Da questa fusione si sprigiona un’energia che illumina entrambi poiché sentono d’aver ritrovato l’Eden in Terra. Nel Femminile l’Amato riversa tutta la sua esperienza di Donna, in una unione finalmente possibile, ovvero la Donna Madre, la Donna Amante, la Donna Compagna di Vita. Una Donna Assoluta e Totalizzante che traspare in questa intensa sequenza di immagini.

Donna che mi hai piantato nel meglio della mia vita, lasciando la mia anima ferita e spine nel cuore, pur sapendo che ti amavo, che eri la mia gioia ed il mio sogno ardente… quando torno nel mio appartamentino … mi prende la voglia di piangere… non ci sono più quelle graziose bottigliette, disposte con fiocchi tutti dello stesso colore… La sera, quando vado a letto non posso chiudere la porta perché lasciandola aperta mi illudo che tornerai…” [Mi noche triste (Lita), Tango 1916, Música: Samuel Castriota, Letra: Pascual Contursi]

Da quel momento in poi la figura della donna continuerà ad animare tutte le letras, riflettendo anche i mutamenti sociali che percorrono sia l’Argentina che il resto dell’Occidente.

E’ una figura che in Argentina assume ancora più rilievo e peculiarità, in quanto, sopratutto nella prima ondata migratoria, erano per lo più uomini soli che si recavano nel Nuovo Mondo in cerca di fortuna. La donna era dunque ancor più agognata poiché rara e caricata di una forte valenza affettiva: in Lei si proiettava la speranza di ritrovare le radici abbandonate della Patria, del Focolare, della Madre lontana.

Putroppo la scarsità diede ampio spazio ad una vera e propria tratta e a un fiorire delle case da ballo note per i nomi delle tenutarie o per l’indirizzo: la gringa Adela, la vieja Eustaquia, la china Joaquina … Corrientes 348, Giuncale 1224.

“Corrientes 348, secondo piano, ascensore. Non ci sono portieri né vicini. Dentro, cocktail e amore… pianoforte, tappetino e comodino, un telefono che risponde, un grammofono che piange i vecchi tanghi del mio fiore e un gatto di porcellana affinché non miagoli all’amore. E’ tutto nella penombra, e l’amore è una magia … tutto riflette il crepuscolo interiore. Giuncale 1224: telefonare senza paura. Nel pomeriggio tè con pasticcini; di notte, tango e canti. La domenica tè danzanti; Lunedì, desolazione. In casa c’è tutto: cuscini e divani, cocaina in abbondanza come in farmacia; tappeti per non far rumore e una tavola apparecchiata per l’amore. [A media luz, Tango 1924, Música: Edgardo Donato, Letra: Carlos Lenzi]

In questi luoghi non potevano che insaurarsi rapporti labili, effimeri, eppure partecipati intensamente, spesso da entrambe le parti: lui sperando di aver trovato l’Amore Totale, lei l’uomo che finalmente le avrebbe dato quella sicurezza ed agiatezza che invano sino a quel momento aveva cercato. Poiché la Donna del Tango, come emerge da altri testi, in fondo cerca quella radice di stabilità alla quale ancorarsi pur continuando a sentirsi libera.

Si tratta, in essenza, di due promordiali desideri di incontro tra maschile e femminile. Nel tango che segue è lei, donna peccaminosa (fumare all’epoca non era considerato decente per una vera signora) che attende l’amato.

Fumando aspetto l’uomo che amo, dietro i vetri di allegre finestre… Sdraiata sulla chaise longue sogno l’amore… Vedere il mio amante premuroso e galante, sentire le sue labbra baciarmi appassionatamente, e poi il gioco che anelo quando vedo i suoi occhi assetati di passione… Dammi il fumo della tua bocca … Dopo la battaglia in cui esplode l’amore, una sigaretta è sempre una tregua e anche se sembra che il corpo languisca, dopo la sigaretta cresce la sua forza, il suo vigore…” [Fumando espero, Tango 1922, Música: Juan Viladomat, Letra: Félix Garzo]

L’influenza cinematografica, accolta in particolare da Gardel e Le Pera, ed i mutamenti sociali confermano la progressiva scissione della figura femminile nei diversi ruoli di Amante, Compagna di Vita e Madre. La Madre riveste sempre il ruolo dell’affetto puro, unica capace di amore incondizionato. L’Amante è quella più spesso cantata, ora con drammatica passione, ora rappresentando donne vezzose, leggere, seducenti, pur sempre ingannevoli, il distacco dalle quali è evocato con una sorta di piacere masochista e, benché destinato a ripetersi, non appare mai troppo intenso né definitivo. Le due voci si manifestano in questi tanghi di Expósito e Le Pera.

Trecce, dolce seta delle tue trecce, luna all’ombra della tua pelle e della tua assenza. Trecce che mi hanno legato al giogo del tuo amore, il giogo quasi dolce della tua risata e della tua voce…” [Trenzas, Tango 1945, Música: Armando Pontier, Letra: Homero Expósito]

… Per quella testolina, passione passeggera di ragazza frivola e civettuola, che mentre giura sorridendo un amore ingannevole, brucia in un falò tutta la mia passione … la sua bocca che bacia cancella ogni malinconia, placa ogni amarezza… le sua labbra di fuoco voglio baciare ancora ” [Por una cabeza, Tango 1935, Música: Carlos Gardel, Letra: Alfredo Le Pera]

Quand’anche la donna si perda inseguendo altro il poeta, dopo aver espresso i propri sentimenti profondi di Amore, dolore, rabbia e infine perdono, abbraccia idealmente lei che non c’è più, e continua il suo cammino. Manifesta, nel rapporto d’Amore, il lato Femminile dell’Uomo, fatto di incondizionata accoglienza, di emozionalità, di sensibilità, di (a volte ruvida) dolcezza.

E’ comunque un Uomo che, mentre piange per colei che si è persa, mantiene la volontà di andare avanti, di lottare contro il Destino avverso per realizzare il suo sogno. Un Uomo che accetta dolore e solitudine con fierezza e autoconsapevolezza. E’ el Varón, il Maschile che nel poeta complementa ed è integrato con il proprio Femminile. Un Maschile profondo, quasi segreto, tanto più forte e inaspettato quanto è intenso il Femminile manifesto.

Nelle letras più recenti il rapporto tra l’immagine Maschile e Femminile appare paritetico: i due si lasciano e questa volta senza sensi di colpa da parte di lui, che anzi sembra consolare lei per l’ineluttabilità di questo passaggio che resta sì una frattura dolorosa ma non è più attribuita alla colpa dell’Altro, bensì dettata dalla legge della vita, dal Destino.

Ciao, è finita!… È la legge della vita il divenire… Ciao, è finita!…… nessuno vive senza uccidere, senza tagliare un fiore, senza mettersi profumo e continuare… Vivere è cambiare, in qualsiasi vecchia foto lo vedrai. Ciao, è finita!… Dai un taglio al passato e ricomincia, il nostro non è stato né vincere né perdere, è stata solo vita, niente di più!” [Chau no va más, Tango , Música: Virgilio Expósito, Lletra: H. Expósito].

L’Uomo è anche qui in pieno controllo di se stesso, anche se con dolore ammette di non credere nell’Amore Assoluto. Ma d’altra parte è pur sempre un Uomo-Poeta e un Poeta, un Artista, non ha molta scelta: se non avesse in Sé oltre al Femminile che gli dona creatività, empatia, dolcezza, passione, anche un Maschile altrettanto forte, finirebbe in pezzi.

E la Donna? Resta, nelle letras, un personaggio seducente, effimero, volubile. Mentre nella culla porteña del Tango la Donna si afferma socialmente in campi tradizionalmente maschili, senza per altro integrare veramente nel proprio Sé l’Animus, il personaggio letterario perde la dolcezza, l’emotività, la vivida e spontanea espressione dei propri sentimenti, riducendo in sé il Femminile ad apparenza stereotipata ed arida dettata da nuove convenzioni. Diviene il feticcio di carta di un manifesto pubblicitario, un manichino in vetrina, per rubare a Homero Expósito alcuni versi di “Afiches”. Apparenza, pura estetica.

Per contro il mascolino che ostenta è fragile (né potrebbe essere altrimenti, non avendo prima accolto il proprio Femminile): determinazione, volontà, perseveranza, forza interiore restano solo ombre pronte a svanire al vento di tempesta.

No… Non è né cielo né azzurro, né è vero il tuo candore, né infine la tua giovinezza. Compri il carminio e il vasetto di fard che riluce sulle guance, e dipingi i tuoi occhi color verderame per cercare di riempire d’amore la tua maschera all’argilla…” [Maquillaje, Tango, Música: Virgilio Expósito, Letra: Homero Expósito]

Lascio a te considerare quanto la realtà rifletta quello che le letras raccontano, sempre tenendo conto che l’Uomo delle letras è un Uomo-Poeta, un uomo particolare, non l’uomo comune e che la Donna che rappresenta è quella da lui vissuta.

Personalmente, come Horacio Ferrer continuo a credere nella forza unificante dell’Amore tra Maschile e Femminile, sia nel rapporto intra che interpersonale e come lui celebro nel vivere l’Amore Assoluto, in primis per la Vita.

Quell’Amore Assoluto che riverbera anche nel quotidiano.

Oh, l’amore con un tetto, quello che ogni giorno va e si siede a tavola, quell’amore, quello… Amore che nelle intemperie dei mesi cerca, in pigiama, qualcosa di straordinario, quando le giarrettiere ed il passato sembrano morire tra uno sbadiglio e uno stipendio… il cielo è organizzato in cucina, i bambini si sono addormentati e attraverso le vene la vita si leva a mormorare: Ti amo!” [El amor cotidiano, Canción 1983, Música: Daniel Piazzolla, Letra: Horacio Ferrer].

Quell’Amore Assoluto che sa vivere e manifestarsi oltre la Morte.

Sono morto, amore, e morto mi sono reincarnato nel tuo vino.. Bevi il mio corpo, rinascerò nelle tue vene. Che sovrumanamente, per Dio, già morto e vivo, ti aspetterà il mio spettro caldo in ogni bicchiere… Ritorno dal nulla vestito di grappoli, muovendomi tra i folletti della cantina assorta, dove gli Dei ubriacano il Destino e imparerò ad essere il tuo vino… Non piangermi, non vedi che vengo con te? Uomo di alcool sciolto dentro la tua pelle, febbre nelle tue estasi e anche nelle tue sventure. Non piangere, che così ti amo come nessuno ha voluto prima…” [El vino enamorado, Cancion, 1980, Letra: Horacio Ferrer, Música: Héctor Stamponi].

Credo nella forza dell’Anima Integra e nella possibilità di vivere senza timore, senza giochi di potere, l’Amore Assoluto, qualunque cosa accada, poichè sento forti in me il Maschile ed il Femminile, uniti e in equilibrio, capaci di accogliere anche il Vuoto esistenziale e di continuare ancora ad Amare intensamente la Vita.

E’ per questo che ho scelto, per salutarti, questo video in cui Tete non balla con la sua giovane compagna, ma da solo, quasi ad accogliere nella sua integrità di Uomo, nell’equilibrio raggiunto, quel Vuoto.

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4 commenti

  1. Sempre piacevole leggerTi. Una luce nel buio dell’indifferenza e dell’apatia.

  2. Come sempre Andrea descrive con precisione unica i sentimenti più profondi. Mi sembra di avere già vissuto in quelle stanze e mi sembra di avere ballato il tango tra le braccia di ballerini appassionati e pieni di passione. Grazie e’ molto bello leggerti.

  3. Eleganza e sentimento in un saggio letterario. Una prosa dal gusto forte e dolce, ma non sdolcinato.

  4. Vorrei chiedere ad Andrea se chi crede che il vero amore esista davvero, e’ un vaso di coccio o un vaso di ferro.

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